Grožnjan je smješten iznad doline rijeke Mirne na brežuljku nadmorske visine od 228 metara. Srednjovjekovna urbana cjelina ostala je uglavnom nedodirnuta do danas. Ona je prirodna osnovica za intenzivan i zanimljiv život koji Grožnjan danas živi. Pozivamo vas da ga podijelite sa nama.
Od mora udaljen petnaestak kilometara oduvijek je bio privlačan za nastanjivanje. Od 1358. godine Grožnjan ima status slobodne općine. Pedesetih godina upravo prošlog stoljeća postaje dio općine Buje. Od 1993. godine ponovno dobiva status općine.
Pored hrvatskog i talijanskog jezika koji su u službenoj uporabi, te slovenskog koji ne predstavlja problem na ulicama grožnjana čuju se i mnogi drugi svjetski jezici.
In mezzo alle colline che a sud, tra Grisignana e Portole, delimitano il Carso, appollaiato su un cocuzzolo a 240 m s.l.m., c'e Piemonte. E da sempre paese agricolo dai campi ben coltivati, di oliveti e frutteti, dove pero si conciava anche la pelle bovina per la fabbricazione di calzature. La cittadina aveva una doppia cinta muraria, in parte tuttora visibile, su cui si aprivano due porte, delle quali oggi soltanto una e ancora individuabile. Sopra la porta ci sono alcuni bassorilievi antichi e lo stemma della famiglia Contarini, che possedette il feudo per tre secoli. Una stradina lastricata conduce al colle dove si trova l'antica chiesa della Beata Vergine Maria del S. Rosario con il campanile.
La chiesa ha un'abside circolare ed un portale ad arco acuto, datato 1879, anno dell'ultima ricostruzione. E stata costruita nel XVI secolo e rinnovata nel 1634, quando dei quattro altari antichi non ne rimasero che due. Possedeva lampade e candelabri d'argento del VIII secolo ed uno splendido calice con medaglioni smaltati del 1476. Alla fine del XVIII secolo la chiesa lo vendette e poi fini nella collezione Rotschild. Ora si trova al Louvre, a Parigi.
L'ostensorio gotico con la raffigurazione della Vergine Maria, di S. Giovanni Evangelista e Cristo che esce dal sepolcro, risale al 1849. Accanto alla chiesa si trova l'imponente Castello di Piemonte, dell'XI secolo, conosciuto come palazzo dei nobili Contarini. All'interno c'e una casetta con la scritta "Hosteria di Valentino Valle", costruita nel 1579. Fuori della porta settentrionale e stata costruita la grande chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, la nuova parrocchiale, rinnovata nel 1792. E arricchita da quattro lesene e l'abside e circolare. Ha cinque altari e ricche decorazioni. L'altare della Beata Vergine Maria del S. Rosario e stato donato alla chiesa nel 1792 dal nobile Besenghi. A fianco del tetto s'innalza un piccolo campanile a vela in pietra arenaria.
Verso valle, prima della porta ancora esistente, si trova una chiesetta del 1556, dedicata a S. Rocco, e a circa 1 km a nord della chiesa parrocchiale c'e un cimitero con la chiesetta di S. Andrea. Piemonte fu abitata fin dall'antichita, ne fanno testimonianza gli oggetti d'epoca preromana, le tombe e le iscrizioni romane. Sono state rinvenute tracce di quella che potrebbe essere la prima strada consolare che attraversava l'interno dell'Istria. Nel 1885 vi fu rinvenuta una lapide sepolcrale a ricordo di alcuni personaggi storici. L'antico nome di questa cittadina medievale s'identifica nella forma italiana di Piemonte, conosciuto fin dal 1102, quando il marchese d'Istria Ulrico II lo dono al patriarca d'Aquileia. In documenti del 1341 e del 1508 viene anche chiamato Pyamont o Poymont. Nel 1427 i tedeschi lo chiamarono Pemund. Nel 1300 Piemonte appartenne ai conti di Pisino. In seguito divenne proprieta di Venezia, che lo contese alle schiere croate del conte di Veglia. Piemonte venne invano attaccata dai Triestini del patriarca Lodovico de' Della Torre e dal loro vescovo Negri, che in quel tempo erano in guerra con il conte di Pisino. Nel 1374, il borgo cadde sotto il dominio austriaco e fu elevato allo stato di feudo. Sottoposto ad un capitano, ebbe un'amministrazione separata, un proprio urbario ed un governatore.
Alla fine del XIV secolo inizia sul territorio la lenta immigrazione di famiglie croate. Il governo austriaco era solito assegnare la Signoria di Piemonte dietro una tassa annua, per cui i proprietari furono molto numerosi. Dopo il 1412, Piemonte venne piu volte presa d'assalto da Venezia durante le guerre contro gli ungheresi, i turchi e gli austriaci. Cio duro fino al 1511, quando venne riconquistata in via ufficiosa, ma l'annessione venne ratificata soltanto in seguito con il trattato di Vorminga. Nel 1530 la Signoria di Piemonte venne messa all'asta, a Venezia, e assegnata a Giustignano Contarini. I suoi eredi la tennero fino al XIX secolo, quando cadde sotto il dominio di Napoleone, e non molto tempo dopo, di quello austriaco. L'efficiente governo austriaco porto prosperita al paese, specie con la costruzione della linea ferroviaria a scartamento ridotto, chiamata "Parenzana". Lo sviluppo del commercio contribui ad intensificare la produzione agricola, in particolare quella frutticola e orticola. Fiori l'artigianato. Durante il governo austriaco come anche di quello italiano, Piemonte ebbe la posta, la scuola, due negozi, l'oleificio ed altri esercizi artigianali. Nel 1943, il movimento antifascista coinvolse anche Piemonte, e gli antifascisti croati ed italiani lottarono assieme contro l'occupatore tedesco. Con il Trattato di pace di Parigi, Piemonte tocco alla Jugoslavia. Per cause economiche e politiche segui un esodo di massa, tanto che delle venti famiglie d'un tempo, ora nella cittadina non e rimasto che una quarantina di persone. Questo borgo cinto da mura e da torri stupisce per la perfezione architettonica delle sue costruzioni. A chi desidera percorrere l'Istria per vedere e conoscere la sua storia e la sua cultura, una visita e d'obbligo.
Lungo la strada che attraversa la valle di Sterna, superato il paese di Marusici, si sale a sinistra accostando la sponda destra del torrente Bazuie, per una carreggiabile. Dopo 1 km si supera un ponticello fatto di traversine di ferro riempite di ghiaia. Qui un tempo esisteva un mulino di cui sono rimaste le sole fondamenta.
Si passa poi sulla sponda sinistra e dopo 2 km di salita si arriva a questo paese, ormai deserto, a 320 di altezza. Le case vuote, prive di porte e finestre, le stradine semicoperte dalle robinie – tutto provoca un senso di sconforto. La chiesetta si trova a 50m piu in alto del paese, su un’altura dalla quale lo sguardo puo spaziare lontano, ed e abbandonata come pure il cimitero adiacente.
Era dedicata alla Beata Vergine Maria Addolorata, e la sua costruzione risale al 1892, come testimonia la data incisa sul portale in pietra calcarea. E stata consacrata nel 1901. Attraverso la porta spalancata si intravvede l’interno dove c’e ancora l’altare, ma il resto dell’arredo e stato portato via. Dall’altura dove si trova la chiesa, si puo osservare il villaggio sottostante. La chiesetta ha un campanile a vela con bifora, senza campana. Fino al 1930 appartenne alla pieve di Sterna e in seguito venne annessa a quella di Collalto.
Di fronte al paese si trova il dosso di Gradigna o Gradegna, che termina con il monte Fineda. E circondato da castagni, querce e alberi da frutto, interposti a terreni incolti sfruttati per il pascolo di capre e cavalli. Superata la chiesa, una mulattiera si inerpica per una dorsale fino a Semi, un paesino quasi totalmente abbandonato. Il torrente Bazuie scorre ad ovest del paese. Nasce a Collalto, e s’inabissa in una foiba, al limite d’una strada asfaltata che da Marusici porta a Sterna. Un tempo, qui c’erano due mulini.
Un tempo, la giurisdizione di Sterna era molto ampia: comprendeva i paesi di Cuberton, Toppolo, Cucciani, Ceppi e Gradena. Anticamente era conosciuta con il nome di Cisterna di Grisignana, perché ne faceva parte. Il toponimo Sterna e la forma abbreviata di Cisterna, poiché deriva dalla sorgente perenne che qui alimenta sei fosse nella valle a nord della chiesa. Nel 1067 il feudo, chiamato allora Steina, fu ceduto dall’imperatore tedesco Enrico IV al vescovo di Frisinga. Nel 1102 il marchese Ulrico II dono Sterna al patriarcato d’Aquileia, che lo diede in feudo al vescovo di Cittanova. I patriarchi cedettero Sterna nel 1260 ad Almerico XXX di San Giorgio in Laymis, dopo di che passo ai conti di Gorizia e a meta del XIII secolo entro a far parte della signoria di Momiano.
Quando nel 1358 Venezia acquisto Grisignana con tutto il suo territorio, anche Sterna divenne proprieta veneta. Nel 1420, con la conquista di Venezia della parte patriarchina dell’Istria, Sterna passo sotto la giurisdizione di Pietra Pelosa, e nel 1564 parte divenne feudo della famiglia Gravisi e parte della famiglia Del Bello. Durante la guerra tra Venezia e la lega di Cambrai che duro dal 1508 fino al 1516, Sterna fu piu volte devastata dai mercenari di ambedue gli eserciti. Il paese si trova a 304 m di altitudine e l’abitato e leggermente sopraelevato rispetto la chiesa, che si trova in un piccolo avvallamento del terreno carsico.
Le case in muratura a vista parte sono in pietra arenaria grigia, e parte in pietra bianca calcarea. Sterna si raggiunge per una strada che, se presa dal lato sud, di fronte a Castelvenere svolta a destra. Questa strada divide nettamente la zona settentrionale marno-arenacea da quella meridionale, calcarea. Anticamente la chiesa aveva una pieve molto ampia e tutte le chiese del territorio erano sotto la sua giurisdizione. Eretto nel 1791, il campanile ha una torre ottagonale che termina con una cuspide conica. La chiesa, staccata dal campanile, e stata costruita nel 1746, come riporta la scritta su un’architrave bianca e nel 1753 e stata consacrata dal vescovo
Borgo pittoresco situato su un colle, conquista per la sua bellezza. Il vecchio ed il nuovo, trascurato, rifatto, rinnovato, mai abbandonato.
Borgo pittoresco situato su un colle, conquista per la sua bellezza. Il vecchio ed il nuovo, trascurato, rifatto, rinnovato, mai abbandonato.
Abitato che si apre su un vasto altipiano.. Il vecchio ed il nuovo – il passato ed il presente nello stesso luogo.
Lungo la strada che da Marusici va verso Sterna, superato il bivio di Vergnacco si svolta a sinistra e si sale a Cuberton. La strada, lunga 1,5 km, attraversa i paesi di Gomilla di sotto e di Busletti. Nelle due frazioni di Gomilla sono stati rinvenuti tumuli preistorici. Cuberton e situato sulla cima di un colle, immerso in una natura bellissima e circondato da castagni. La chiesa, che era dedicata a S. Lorenzo, conserva l’altare ligneo, mentre il resto del corredo e stato quasi completamente trafugato. Monsignor Parentin ricorda che la chiesa possedeva una preziosa reliquia: una croce astile in rame con figure a sbalzo da ambo le parti ed un crocifisso in bronzo che sul retro aveva una targhetta smaltata con i simboli celesti su sfondo azzurro.
Era un’opera del XIII secolo, e non si sa dove sia finita. Nel 1655, in uno degli altari della chiesa di Cuberton, fu trovata una pergamena sigillata, datata 1543. Rendeva noto che il vescovo scismatico di Capodistria, Pier Paolo Vergerio, aveva consacrato la chiesa di San Lorenzo. Cuberton era sotto l’amministrazione ecclesiastica di Sterna, ed era feudo del vescovo di Cittanova. Nel XIII secolo era proprieta di Filippo di Cosliaco, vassallo di Mainardo III, conte di Gorizia. Questi, nel 1250 confermo agli eredi di Andrea de Cirlago di aver venduto il villaggio al loro padre. Nel XVI secolo, dopo l’annessione alla Repubblica di Venezia, Cuberton divenne proprieta della famiglia Vergerio e poi in parte, anche della famiglia Del Bello, alla quale nel 1585 venne riconosciuta l’investitura generale. In seguito il possesso passo ai Belli, che lo diedero in dote ad una figlia sposata ad un Groppo di Pirano.
Cuberton rimase possedimento di giurisdizione privata fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797. Dopo di cio, a Cuberton tocco la stessa sorte di Sterna e di Grisignana. Il paese, che aveva avuto una scuola, degli artigiani e una forte economia rurale, dopo la II Guerra mondiale, causa l’esodo, era rimasto vuoto e in rovina. In questi ultimi anni, e iniziata la ristrutturazione delle case per cui Cuberton sta gradatamente tornando a nuova vita. Prima di arrivare al paese, un sentiero al culmine della salita porta attraverso una pineta al vecchio cimitero ed a quella che fu una chiesetta, dedicata a S. Margherita.
L’antica via Flavia, che da Buie scende verso Pola, sul suo cammino incontra il fiume Quieto e lo scavalca con un ponte, noto con il nome di Ponte Porton. Questo antichissimo sito, gia conosciuto come Porta Porton, fu per secoli sede di un piccolo porto nel quale la gente delle vicinanze veniva a barattare la merce. Era questo il porto di Bastia, conosciuto anche come “palada della Bastia”. Al tempo dei romani, il Quieto era navigabile fino a questo luogo. Il naviglio fluviale minore poteva arrivare fino al castello di Pietrepelosa, quasi sotto la fortezza di Pinguente. Poiché la manutenzione del canale venne tralasciata, coll’andare dei secoli, il fondale del fiume si innalzo, e di conseguenza fu solo possibile la navigazione con battelli a fondo piatto.
Venezia risistemo il letto del fiume onde poter trasportare il legno della vicina foresta, dedicata a S. Marco e conosciuta come il bosco di Montona. Presso il ponte di Ponte Porton, si trovava la casa del guardiaboschi, mentre dall’altra parte c’era l’osteria con alloggio. Da qui si diramavano le strade per Visinada, Buie, Grisignana, Castagna, Piemonte, Levade, per il castello di Pietrapelosa e Pinguente.
Sulla sponda destra del fiume, a circa 1 km a valle del ponte, si trova la chiesetta della Madonna della Bastia, a pianta rettangolare, con un piccolo campanile sulla facciata e con una piccola loggia sostenuta da colonne. La costruzione aveva un aspetto modesto, arricchito pero dalla pala dell’altare con l’effige della Madonna. All’epoca la chiesetta era un importante luogo di culto non solo per i marinai, ma anche per la popolazione dei paesi circostanti, che spesso vi veniva in processione. Qui si celebravano molti matrimoni. La chiesetta e stata completamente rinnovata nel 1999. Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, nessuno si occupo piu della manutenzione dei canali e di conseguenza i prati si trasformarono in paludi. Infieri la malaria. Soltanto nel 1930 il Regno d’Italia provvide alla bonifica della valle risanando i terreni paludosi. Con questo provvedimento la malaria venne debellata e fu nuovamente possibile coltivare i grandi spazi fertili. Il traffico fluviale venne a cessare con lo sviluppo del traffico stradale.
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